Giuseppe De Mattia
Il lavoro che hai svolto dall’inizio del tuo percorso, Giuseppe, si è diramato sicuramente in molte direzioni. Sto pensando, ad esempio, alla serie di fotografie con interventi a pastello “Il figlio di Monsieur Bonnin” o con interventi ad acrilico “Decorazioni per cavalli da guerra”, il cui scopo è ridare materialità alla stampa fotografica o metterne in luce gli elementi essenziali.
Oppure a lavori come “La rivolta del primo oggetto” e “Configurazioni di elastici su pavimento” che si risolvono nella rappresentazione di oggetti banali.
Mi sembra però che il focus degli ultimi anni sia stato più netto e rivolto alla messa in scena del marcato dell’arte - al rapporto tra gli artisti, i collezionisti e le gallerie - e alle dinamiche che ne decretano il successo.


Il mio lavoro ha intrapreso nel tempo molte strade, anche a partire dal fatto che utilizzo strumenti differenti, dalla fotografia alla pittura, dal video al disegno. Vi è però un filo conduttore che ha legato quasi tutti i progetti ed è il rapporto tra verità e falsità che viene innescato dall’opera d’arte. Questo discorso è stato portato avanti sotto diverse prospettive: per esempio in “Decorazioni per cavalli da guerra” la parte pittorica è ciò che mistifica, rende falsa, coprendone alcuni punti, l’immagine sottostante; negli ultimi lavori non è l’oggetto quanto il meccanismo che lo regola a giocare su questo rapporto di veridicità.

Così in “It’s all true” ho esposto una serie di oggetti che dovrebbero mostrare, grazie al loro alto costo, la mia realizzazione in quanto artista di successo, ma che, ad uno sguardo più attento, si rivelano falsamente preziosi (come la fotografia che mi raffigura su una Ferrari 208, che fu fatta depotenziare per non pagare la tassa sui beni di lusso). Negli ultimi anni la mia ricerca si è incentrata maggiormente su questi meccanismi.


Oltre alla tua ricerca artistica, ci sono altri strumenti attraverso i quali critichi il mercato dell’arte.


Esattamente. Nelle mie mostre c’è sempre un lavoro che chiunque può economicamente permettersi, perché il collezionismo non può rimanere ad appannaggio di pochi. Se un artista ti piace è giusto che tu possa possedere almeno una sua opera. Inoltre molto spesso i collezionisti comprano la galleria e non l’artista – non è importante l’opera di per se stessa quanto il fatto che sia stata venduta da una determinata galleria di successo, come sostanzialmente succede con i grandi marchi.

La pratica anti-elitaria di distribuire opere a basso costo, permette di scardinare questo discorso. Un’altra forma di critica è il progetto portato avanti con Luca Coclite e Claudio Musso “Casa a mare”, che non nasce con delle finalità commerciali, ma è uno spazio di esigenza con un ritmo lento e contrario a quello di produzione classica. E’ un modo per rimettere, nella pratica artistica, al primo posto il rapporto umano. Ed è un modo per parlare di Sud.

img8
Giuseppe De Mattia - Fatterelli, Catino che evoca l’acqua, Bari/Bologna 2020, passepartout preparato con inchiostro e acqua piovana, fotografia ai sali d’argento (negativo distrutto), scritte a pastello blu/rosso opera unica, 30 x 40 cm - Courtesy the artist


Qual è stato il lavoro di fondazione di questo tuo percorso?


Nel 2018 sono stato invitato da Lorenzo Balbi a partecipare alla mostra collettiva “That’s IT” al MAMbo. Poiché questa mostra cadeva a dieci anni esatti dall’inizio della mia attività, ho pensato di trasformarla in una occasione per riflettere in maniera più articolata sui temi di cui abbiamo parlato sinora, attraverso sette performance che mettessero in scena la necessità di vendere ad ogni costo le proprie opere, l’accusa reciproca di plagio tra gli artisti, il timore della truffa che soggiace ad ogni acquisto di arte contemporanea.

Avendo un grande interesse - se non un’attitudine - al lavoro abusivo ed illegale ho pensato a delle azioni che potessero svolgersi con un tavolino di legno da trasportare nei diversi punti di Via Indipendenza a Bologna e che, attraverso un losco mercanteggiare, simboleggiassero, ognuna, le questioni citate. Ho così, per esempio, aperto un punto per il tesseramento al MAV (Movimento Artisti Violenti, da me ironicamente creato) o attuato una compra-vendita di telai di biciclette rubate.


Raccontami una residenza/mostra/progetto significativa/o all’interno del tuo percorso artistico.


Una mostra importante per il mio percorso è stata la personale nel 2019 “Esposizione di frutta e verdura”, alla galleria Matèria di Roma. Premetto che la mia grande scuola sono stati i mercati - che ho sempre amato moltissimo - e le fiere - che ho sempre odiato tantissimo - e, visti i molteplici punti di contatto, ho pensato di parlare delle seconde attraverso le prime. Ho ricreato all’interno dello spazio, una tipica bancarella del mercato con esposta frutta e verdura vera unitamente alla stessa replicata in ceramica: così ogni cassetta contenente delle arance presentava sia arance prodotte dalla natura che prodotte da me con questo materiale.

La differenza tra le due non era percepibile all’apertura della mostra, ma con lo scorrere del tempo, il prodotto autentico andava deperendo, mostrando il sottostante artificio. In questo modo la presenza dell’artista emergeva solo alla fine, come nella performance “Esposizione in tempo reale n.4” di Franco Vaccari in cui il suo ruolo era svelato solo al termine dell’esibizione, come attivatori di processi. Inoltre mi piaceva l’idea che se la mostra, insieme al mio lavoro d’artista, non avesse funzionato, avrei sempre potuto aprire in alternativa un negozio di frutta e verdura vera.

img45
Giuseppe De Mattia - Esposizione di frutta e verdura (Installation view Matèria - Roma, 2019) - Courtesy the artist, Photo: Roberto Apa
img193
img193

Mi piacerebbe che mi parlassi di te sia attraverso un riferimento, un personaggio, non appartenente al mondo dell’arte sia attraverso un/a altro/a artista che senti vicino per la ricerca.


Per quanto riguarda i personaggi non appartenenti al mondo dell’arte, il mio punto di riferimento sono Franco Cassano e Tommaso Fiore, per il loro approccio meridionale e per la loro capacità di restituire al Sud la sua dignità di soggetto. Diventa sempre più urgente che il Sud raggiunga una autonomia di pensiero e non si faccia narrare dall’Altro, da un “centro” che lo vede come una grande e caotica periferia. Da questo deriva anche la mia volontà di ritrasferirmi da Bologna in Puglia ed il progetto di cui abbiamo parlato prima “Casa a mare”.

Per quanto riguarda invece gli artisti, sono un grande estimatore di Mimmo Conenna sul quale, a mio avviso, non ci sono sufficienti studi o esposizioni. Lo sento vicino per il suo utilizzo di oggetti comuni (come le latte dell’olio Dentamaro) e per i suoi disegni con l’olio d’oliva. Ma anche Cesare Pietroiusti, per le sue forme di arte partecipata che hanno creato dei cortocircuiti nel mercato dell’arte.

img160
Giuseppe De Mattia - Installation view That’s IT, MAMbo, Bologna 2018, Photo: Carlo Favero
Giuseppe De Mattia - Arancia scaramantica, Bologna, 2019
pennarelli a spirito annacquati e oro 24 carati su carta bamboo opera unica
33,5 x 48,5 x 3 cm - Courtesy the artist
Giuseppe De Mattia - Arancia scaramantica, Bologna, 2019 pennarelli a spirito annacquati e oro 24 carati su carta bamboo opera unica, 33,5 x 48,5 x 3 cm - Courtesy the artist

Giuseppe De Mattia (Bari, 1980) è un artista che utilizza diversi strumenti per indagare sul rapporto tra memoria, archivio e contemporaneità. Comincia con la fotografia per poi spostarsi al video e all'audio fino ad arrivare al disegno nelle ultime opere.
Per i suoi lavori, che prendono sempre forme installative diverse, utilizza supporti e strumenti (spesso auto-costruiti) che possano compiere narrazioni. Lavora da solo o in collettivi come Coclite/De Mattia e Casa a Mare (con Luca Coclite e Claudio Musso). Collabora con Home Movies - Archivio Nazionale del film di Famiglia e ha collaborato con la Cineteca di Bologna. Pubblica con Corraini Edizioni, Danilo Montanari Editore e Skinnerboox. Dal 2015 ha avviato un progetto editoriale di auto-pubblicazione con il nome di L.T - Libri Tasso e nel 2020 ha fondato Marktstudio, un contenitore di progetti artistici all’interno di una bottega di cornici a Bologna. È rappresentato dalla galleria Matèria di Roma, Labs Contemporary Art di Bologna e OPR di Milano.
Iscriviti alla nostra newsletter

chevron-down linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram