Studio Visit #2 | Donato Epiro
Il suono è la medium della tua arte. Come l’inizio di ogni intervista di questa rubrica, mi piacerebbe partire da questa peculiarità. Mi puoi spiegare il tuo rapporto con il suono e come si è evoluto nel corso della tua vita?
Innanzitutto c’è la musica, che mi ha accompagnato sin dalla giovane età, dapprima con il canto poi con gli studi classici di flauto. Uno dei miei maestri di musica dell’epoca mi ha introdotto ad ascolti che hanno totalmente stravolto il mio percorso. Così mi sono affacciato a questo mondo in modo diverso e ho cominciato, costruendo pian piano la mia indipendenza, ad esplorarlo ed a prendervi parte in maniera più attiva e cosciente: è da qui che considero effettivamente iniziata la mia attività di musicista.
Da Taranto mi sono traferito a Pisa e ho cominciato a suonare in diverse band muovendomi fra sperimentazione e improvvisazione. Il trasferimento dalla Puglia è stato epifanico, mi ha permesso di sprovincializzare alcune attitudini musicali che avevo e di approfondire i miei ascolti (devo molto allo storico negozio di dischi Wide Records).
Tornato in Puglia, un momento decisivo è stato lavorare a “Fiume Nero”. Con questo album ho sancito il mio interesse verso un certo tipo di musica elettronica. Se dovessi decidere, retrospettivamente, un lavoro dal quale partire per raccontarmi sceglierei proprio questo: un supercontinente iper-saturo in cui convivono noise, industrial, library music e fanta-biologia. Fondamentalmente per me comporre significava, e in parte è ancora così, scegliere dei suoni e mixarli.
Trovo questo punto molto interessante e vorrei approfondirlo. Quale metodologia applichi al tuo processo creativo?
I miei primi lavori avevano uno spirito molto spontaneo, non c’era troppa meditazione dietro, la ricerca del suono era molto intuitiva, nonostante fosse sempre espressione di un concept preciso. E’ così che ho composto “Fiume Nero” e con questa attitudine ho formato il duo Cannibal Movie, attivo dal 2011 al 2015, nato inizialmente proprio con l’intenzione di ricreare dal vivo le atmosfere di Fiume Nero. Suonavo un vecchio organo italiano, filtrato e distorto, totalmente irriconoscibile: lo sentivo quasi come un’estensione della mia voce.
Il progetto ha funzionato bene, il feedback del pubblico era molto positivo, ma non credo sia mai stato capito davvero: il suono era talmente primitivo ed essenziale che ci si poteva vedere dentro qualunque cosa. Il pathos selvaggio che ha caratterizzato questa stagione era visibile anche nel nostro modo di stare sul palco e vivere i concerti, tutto molto fisico e street (stare in mezzo alla gente senza palco, suonare con gli strumenti di fortuna che si trovavano, scegliere delle location assurde, stile anni ‘70…). Con Rubisco e l’Origine degli Uccelli (in uscita a breve per Holidays Records) il mio approccio al suono è diventato via via meno impetuoso. Ho acquisito, se così si può dire, una metodologia più concettuale e riflessiva e sentito la necessità di studiare le connessioni tra suono e ambiente naturale, tra meccanismi biologici e strategie di composizione.
Una ricerca che porto avanti ancora oggi con un tipo di composizione più “musicale”, lavorando con strumenti acustici, sintetizzatori o in ambienti totalmente virtuali. Anche il mio modo di presentare i lavori è cambiato: prima i concerti erano molto performativi, la presenza era importante, ora invece vorrei pian piano scomparire, lasciando spazio solo all’ascolto e al suono.
Scegli un’opera/un evento/una residenza che è stata significativa per il tuo percorso.
Tutti i miei lavori segnano dei punti di passaggio della mia vita e della mia ricerca, sento quindi di essere legato in modo diverso ad ognuno di essi. Comporre mi richiede molto tempo, tra un disco e l’altro di solito passano diversi anni e pubblico esclusivamente materiale di cui sono totalmente convinto. Sicuramente Rubisco ha segnato una svolta decisiva nel mio lavoro e per la mia idea di suono, che è andata sempre più assottigliandosi per confrontarsi soprattutto con il concetto di assenza. Assenza mia dall'opera e assenza di suono.
Questa assenza è proprio lo spazio sospeso tra la possibilità di essere e la sua concretizzazione reale - la rubisco è infatti quell’enzima che catalizza l’ingresso del carbonio nelle molecole organiche. Volevo rendere, in queste composizioni, lo stato di tensione tra questi due mondi, dall’inorganico all’organico, dal non-essere all’essere. “L’Origine degli Uccelli” riprende il discorso di Rubisco spingendolo però nella direzione opposta. Qui non si tratta di valicare la soglia della creazione della vita ma di assistere alla sua disgregazione. Coglierla nella polvere del suono, nell’ultimo respiro cantato da esseri destinati all’estinzione.
Oltre alla tua attività di compositore solitario hai anche diversi progetti in collaborazione. Vuoi raccontarcene qualcuno?
La maggior parte delle collaborazioni ruota attorno alla mia attività curatoriale. Si è da poco conclusa la prima edizione di “Ogni Altro Suono”, un progetto prodotto da Ramdom di cui ho curato la direzione artistica. Un programma di 15 concerti all’interno del palazzo Baronale de Gualtieris di Castrignano de Greci, sede di Kora - Centro del Contemporaneo, nel quale musicisti che sviluppano un proprio discorso nell’ambito della ricerca contemporanea sono stati invitati a confrontarsi con artisti locali della tradizione popolare Salentina, in particolare della Grecìa.
C’è poi Canti Magnetici, l’etichetta di cui sono fondatore e curatore insieme a Gaspare Sammartano. Trifoglio è il collettivo artistico composto da me, la danzatrice e coreografa Marta Bellu e il light designer Andrea Sanson. Abbiamo debuttato nel 2020 con il nostro primo lavoro “Where Else?” e stiamo in questo momento sviluppando nuove idee. Ed infine “Zone Umide”, un progetto curato da Studioconcreto realizzato con la collaborazione del Museo di Biologia Marina Pietro Parenzan di Porto Cesareo e l’Università del Salento.
Vorrei concludere questa intervista chiedendoti quale libro hai letto recentemente, che sia in qualche modo significativo dei tuoi interessi, e qual è un artista che è stato in qualche modo per te un maestro.
L’ultimo libro che ho letto è “Abbiamo sempre vissuto nel castello” di Shirley Jackson. E’ un testo horror che, in modo molto delicato e lento, accompagna il lettore nel cuore di uno scenario paranoide. E’ una tela che ti si attorciglia addosso senza che tu la senta e, quando te ne rendi conto, ormai ti ha già immobilizzato. Ho molto interesse per letture di questo tipo ed in particolare per la fantascienza “verde” (Jeff Van DerMeer, Brian Catling, Karel Capek, Antoine Volodine, Alan Moore…), ambientazioni che continuano ad influenzare profondamente la mia musica. Per quanto riguarda il mio musicista di riferimento, non ho dubbi nel farti il nome di Franco Battiato.
Mi ha accompagnato in diversi momenti della mia formazione musicale e della mia vita, introducendomi a generi e linguaggi diversi che ho poi potuto approfondire ed assorbire. Tramite Battiato mi sono avvicinato alle forme più libere e creative del rock, per poi scoprire le avanguardie, il minimalismo, la musica concreta e l’elettronica. Ho soprattutto imparato a riconoscere ed apprezzare il valore della musica pop, la profondità e la potenza che può avere una canzone e l’importanza del rispetto per l’ascoltatore.
STUDIO VISIT presenta una serie di interviste ad artiste e artisti pugliesi o o la cui ricerca è connessa a tematiche legate al territorio.Filo rosso delle diverse conversazioni è l’esplorazione della materia: il suo utilizzo, le sue specifiche compositive e le osservazioni. L’obiettivo è di creare un dialogo a più voci, una mappatura dei materiali utilizzati nella pratica artistica contemporanea tesa tra la ricerca di nuove possibilità di concretizzazione e la riattivazione delle vecchie.
STUDIO VISIT è una rubrica a cura di Elena Bray per il magazine di Salgemma.
Donato Epiro
E’ fra i fondatori del progetto Canti Magnetici, è stato curatore della serie Grandangolo di Soave records e parte del collettivo 0riente, per l'organizzazione e promozione, nel Sud del Salento, di eventi legati al suono.
E’ direttore artistico di Ogni Altro Suono, progetto prodotto da Ramdom per Kora – Centro del Contemporaneo. Dal 2011 al 2015 è stato organista del duo Cannibal Movie.