StudioVisit.me | Quando l’online è strumento per l’offline
C’è una frase che da tempo mi ronza in testa e non so se l’ho sentita da qualche parte, magari letta, o ascoltata, o se forse l’ho sognata o se semplicemente mi si è balenata nella testa, da sola, limpida e pura. E suona più o meno così “I due anni appena trascorsi hanno segnato e insegnato”.
Non ricordando il contesto di riferimento di questa frase, banale ma puntuale, provo a darne una mia interpretazione. “Segnato” è facile, si riferisce al cambiamento inesorabile delle nostre vite, delle nostre abitudini e attitudini, del nostro sentire e del nostro modo di rapportarci con gli altri e con il mondo. Tuttavia, sembra, che questo ultimo biennio, ci abbia anche “insegnato”.
Cosa? Che possiamo essere produttivi senza dover sprecare 2 ore del nostro tempo per raggiungere un luogo di lavoro, che la corsa e la frenesia continua ci aveva resi saturi, stanchi e passivi, che avevamo bisogno di riprenderci del tempo e che stiamo sbagliando tutto con questo pianeta (ma questa è una storia che non affronteremo in questa sede!). Ci ha insegnato, e continua a farlo, altre 1000 cose, ma forse la più importante, è che non siamo immuni! Nessuno di noi lo è.
E neanche il mondo dell’arte lo è. Il mondo dell’arte, insieme agli altri settori culturali, è stato forse fra i più colpiti e stravolti dalla pandemia.
Le abitudini degli stakeholders, tutti, sono state improvvisamente alterate, contro la loro volontà, dei singoli come delle categorie. Improvvisamente gli indirizzi mail di ognuno di noi hanno iniziato a riempirsi di notizie come “cancellato”, “rimandato a data da destinarsi”, “posticipato”, “annullato”, “secondo le ultime disposizioni, siamo costretti a …” e così via, per qualsiasi cosa, dalle fiere, alle mostre, alle rassegne, a tutte le occasioni di incontro e confronto per l’intero sistema.
Ora, se una fiera la si può rimandare e una mostra riprogrammare, per gli artisti rendere fruibile il loro lavoro e la ricerca di quel dato momento, diventa più difficile, o quantomeno necessita di tempi molto più lenti.
Questo si traduce e si configura con interi progetti completamente invisibili, a cui gli artisti hanno lavorato o stanno lavorando, che nessuno vedrà mai perché magari finiti in coda a programmi espositivi completamente posticipati, e nel frattempo il mondo è cambiato e le ricerche e i lavori degli artisti degli ultimi due anni non sono stati fruiti, da nessuno.
Da nessuno al di fuori dei loro studi. E in questo contesto si inserisce il progetto StudioVisit.me, “una piattaforma online che vuole promuovere l’offline” si legge sul sito.
Come? Fornendo una mappatura di tutti gli studi d’artista di Napoli e della Campania (per ora!), facilmente consultabile online, ma che permette di entrare in contatto con gli artisti stessi e possibilmente organizzare un vero e proprio studio visit nei luoghi indicati.
Tutto il progetto nasce da un’idea della gallerista Tiziana Di Caro, che durante uno dei lockdown al quale siamo stati costretti, si è resa conto che l’unico modo che ci era ancora concesso per vedere e fruire l’arte era andare dove veniva prodotta, fisicamente.
I musei erano chiusi, come le gallerie e le fiere rimandate a chissà a quando, quindi lo studio era l’ultimo possibile baluardo di una fruizione che non volesse bypassare il fisico ed affidarsi completamente al tanto dibattuto “online”. Trovare una soluzione che riuscisse a superare e contrastare il sovraccarico di contenuti online provando a connettere il fisico, il tangibile, era la sfida.
Dopo queste prime riflessioni, la volontà di raccontare quegli spazi di ricerca e il lavoro che li caratterizza, ha dato il via al progetto. La realizzazione pratica è stata poi affidata alla web agency Honeycode, nella persona di Gianmaria Mazzeo che ha curato anche il data entry, insieme a chi sta scrivendo quest’articolo.
“La piattaforma non vuole sostituirsi in alcun modo ai siti personali né tantomeno a quelli delle gallerie che rappresentano gli artisti”
StudioVisit.me si pone esclusivamente come contenitore-ponte di contatto, ma non come veicolo per le relazioni che da esso si genereranno. Il contatto, infatti, avviene direttamente tramite i canali forniti dagli artisti stessi, siano essi mail e/o numeri di telefono personali e/o delle gallerie di riferimento (qualora presenti). Sono infatti gli artisti stessi, o le gallerie, a gestire gli eventuali contatti provenienti da StudioVisit.me.
La piattaforma prevede una geolocalizzazione degli studi, che sono collegati ad una scheda informativa sull’artista che opera in quel luogo, dove si possono reperire diverse informazioni, concettuali e pratiche.
Ogni scheda infatti presenta le seguenti informazioni:
- Testo sulla ricerca e sul lavoro dell’artista (statement o testo critico)
- Media utilizzati
- Fascia anagrafica
- Lingue parlate
- Profili social
- Informazioni tecniche sullo studio (parcheggio, accesso disabili, Wi-Fi, ecc)
Oltre a questo, si trovano, ovviamente, i contatti, l’indirizzo dello studio e le foto dello stesso.
Quello che è interessante sottolineare è che sulla piattaforma si pone l’accento sullo studio-luogo di ricerca, ma non sulle opere e sul frutto della ricerca svolta in quel dato luogo. Il perché non è difficile da immaginare.
Come si legge dal sito, dalla pagina Instagram e dalla mission del progetto, la piattaforma non vuole sostituirsi al reale, bensì donare uno strumento in grado di incuriosire i fruitori dell’online per generare interesse verso l’offline. La fruizione della piattaforma è estremamente intuitiva e si adatta alle esigenze e necessità di tutti i potenziali fruitori.
La prima schermata si apre con una domanda semplice e chiara (il sito è bilingue. E anche in inglese è possibile ritrovare la stessa semplicità ed essenzialità). “Quale artista stai cercando?” e la possibilità di scelta che viene immediatamente offerta è per: nome, qualora si conoscesse già l’artista oggetto di ricerca; disciplina, nel caso in cui si voglia avere una panoramica di tutti gli artisti presenti sulla piattaforma che si misurano con un determinato media e infine per città, per avviare una ricerca puramente geografica ed esplorare ciò che un dato territorio ha da offrire.
Inoltre, al di sotto di questa prima possibilità di ricerca, un suggerimento per tag, fornisce un’idea delle ricerche più frequenti degli utenti.
Continuando lo scroll down, si palesano tutte le categorie disponibili, dalla fotografia al disegno, dal video alla pittura e così via, per concludere con un emblematico “multi disciplina” per tutti quegli artisti, quasi la maggioranza, la cui volontà non è quella di identificarsi con un media preponderante.
Il campo successivo mostra, invece, gli studi d’artista aggiunti più recentemente sul sito.
Superata questa carrellata di possibilità di ricerca, le sezioni successive della homepage sono dedicate al funzionamento del sito, ovvero a come utilizzarlo sapientemente per effettuare le ricerche e infine un’agenda eventi e news che riguardano il territorio e/o gli artisti coinvolti nella piattaforma.
Alla fine del dispiego delle varie possibilità di ricerca e fruizione del sito, un’ulteriore sezione, racconta per punti le finalità del sito, una sorta di dichiarazione di intenti che cristallizza la volontà e gli scopi ultimi del sito e dei suoi contenuti.
Gli artisti presenti sulla piattaforma, lanciata durante lo scorso mese di dicembre, sono già molti, dai nomi più noti del panorama campano a giovanissimi emergenti, il che lascia ben sperare per il prossimo futuro del progetto.
Nonostante tutto quello che ancora stiamo scoprendo e sperimentando, quello che il periodo ci ha sicuramente insegnato è che l’unica cosa che non si è mai fermata è la ricerca degli artisti, nei loro studi, il lavoro incessante della ricerca, che, a detta di molti, si è ripresa il suo tempo e i suoi spazi.
I momenti di vuoto hanno fatto da scatola, da contenitore, per il libero sfogo e, al tempo stesso, per una ragionata e razionale operosità, che trovano la loro naturale collocazione negli studi, luoghi intoccabili dalle restrizioni, salvifici del fare.
La volontà di StudioVisit.me sembra essere esattamente quella di creare una connessione fra quei luoghi, testimoni di operosità, gli artisti che in quei luoghi operano, e un pubblico attento e volenteroso di scoperte.
Tenere alta l’attenzione verso i luoghi del reale, anche attraverso i mezzi del virtuale, sembra essere oggi più che mai, la vera mission, dell’umanità tutta, ma anche del mondo dell’arte, e StudioVisit.me si pone perfettamente in questo contesto come un chiaro e virtuoso esempio di tale direzione.
SPORE parlerà di “piccoli esseri viventi che vagano e si muovono in cerca di territori adatti alla loro proliferazione, fortemente variabili nella loro concentrazione e con una forte resistenza alle condizioni più disparate”. Tentativi di proliferazione, di buon fare, di socialità applicata ai territori: proprio i territori saranno il fulcro portante, a volte saranno la spinta, altre volte il contingente, e altre ancora solo una conseguenza, ma il legame fra ricerca, idee e territori sarà la vera anima di SPORE.
Tutti costantemente in cerca del territorio giusto in cui proliferare, senza perdere mai la spinta al progresso né arrestare il “proprio andare”, esattamente come le spore.
SPORE è una rubrica a cura di Fabiola Cangiano per il magazine di Salgemma
Fabiola Cangiano
Costantemente alla ricerca di nuovi stimoli considera fondamentale per la propria crescita e
ricerca professionale, l’attenzione al territorio in cui si opera mantenendo sempre uno sguardo attento al panorama internazionale.