Spore #5 | La residenza come condivisione territoriale: Marea Art Project
Marea Art Project
Nell’ambito dello studio sui territori, è facile imbattersi in alcune verità, che si rivelano la chiave di lettura necessaria per la comprensione di alcuni processi.
Fra queste verità, ce n’è una che ha guidato e guiderà questa ricerca, e cioè che alcuni territori hanno bisogno di più tempo per essere realmente compresi. Hanno bisogno di sinergie, di parole, di vento, di cibo, di terra e tanto cielo. Sono territori complessi, che non si svelano con velocità.
In questi luoghi, la conoscenza nasce dalla condivisione, del tempo, dello spazio e delle storie. E la condivisione della conoscenza, per essere autentica, non può essere fugace, ma richiede una durata ed un’intensità che le permettano di insinuarsi agevolmente nelle pieghe dell’io e poterci restare.
Il territorio nazionale è pieno di luoghi con queste caratteristiche, che vivono (a volte sopravvivono, in verità) solo ed esclusivamente grazie alle loro energie, spesso autogenerate. E nessuno di questi luoghi è assimilabile ad un altro, condividono sì degli aspetti, ma l’insieme degli stessi produce risultati assolutamente unici, peculiari e imprevedibili. Ben lontani di certo dalla definizione univoca, livellante e aberrante di “borghi” (PNRR, Bando Borghi ecc.), che li riveste di un’aura mistica e presepiale, slegata dalla realtà.
Ora, chiaramente, non è questa la sede per discutere di nomenclatura e definizioni (anche se il linguaggio detta la storia e le parole definiscono la realtà, ma questa è un’altra storia!) né tantomeno di cosa la politica dovrebbe, o non dovrebbe, fare. Ma questo è il substrato concettuale per analizzare alcune realtà che, partendo da un dato territorio, mettono in relazione le pratiche artistiche con la vita vissuta di quel luogo, che diventa uno degli attori fondanti della ricerca e dell’azione.
Per definizione la residenza è in relazione ad un dato territorio, ma nei casi qui selezionati, non si tratta di una conseguenza nata dalla condivisione fisica di un luogo, ma anzi è il punto di partenza per stabilire modalità, tematiche, partecipazioni, cadenza e tutto ciò che ne concerne.
Il territorio diventa il contenuto e non il contenitore, attorno al quale ruotano tutte le altre energie possibili. In qualità di partecipante attivo, forza generatrice e al tempo stesso motore e guida di ogni azione, il luogo riesce ad essere compreso e realmente vissuto.
Fra le realtà che sposano questa particolare modalità di approccio al territorio, troviamo Marea Art Project, progetto di residenze artistiche della costiera amalfitana che “nasce come opportunità di dialogo e di ampliamento degli sguardi sulla costiera, che da luogo di fruizione passeggera, torna a essere spazio dinamico di creazione artistica contemporanea”. La costiera, si sa, è da sempre stata meta attrattiva di artisti ed intellettuali da ogni dove, per la sublime bellezza dei suoi luoghi, e altre svariate motivazioni, che a stretto contatto con le maestranze locali, hanno poi generato circuiti di eccellenza. La volontà di rimettere in moto questo circolo virtuoso di creatività, bellezza e sapienza, lontana dai flussi turistici e passeggeri a cui la costiera è sottoposta ormai da tempo, sembra guidare i fondatori di Marea Art Project Imma Tralli e Roberto Pontecorvo che, insieme a Stefano Collicelli Cagol, hanno dato vita al progetto.
Ho sempre pensato che il territorio che voi vivete, la costiera, non sia solo un luogo geografico, ma espressione di un concetto, di un modo di vivere e di rapportarsi con il mondo e con la vita… sapreste raccontarlo? Inoltre, gli artisti e le personalità coinvolte come si rapportano a tutto questo?
Vivere in un luogo come la costiera amalfitana significa avere la possibilità di costruire un rapporto privilegiato, quasi ancestrale, con la terra e il mare. In particolare, a Praiano, il luogo dove nasce Marea, la comunità continua a intrattenere un rapporto intimo con il territorio. Si coltivano ancora gli antichi terrazzamenti e si preservano tecniche di lavorazione e antichi saperi sui cicli lunari connessi alla terra, cosìccome è molto comune, anche tra le giovani generazioni, praticare l’arte della pesca e custodirne i segreti.
È un’esperienza indescrivibile quando, al tramonto, le lucette dei pescatori si confondono con le prime luci della notte, c’è qualcosa di magico in tutto questo. In quei momenti ci si trova profondamente connessi con lo spazio e si scoprono verità molto semplici, mediterranee, universali, senza tempo.
Qualche tempo fa è venuto a trovarci Fritz Haeg, artista californiano che per tre settimane ha vissuto in una delle residenze di Marea, Casa L’Orto, ospite di Carol LeWitt. Durante il suo soggiorno in costiera, lo ha colpito molto la connessione tra il territorio e la comunità che ancora oggi conserva la capacità di sfruttare al meglio le risorse disponibili, attuando un ciclo virtuoso che Haeg definisce di resourcefulness: in posti come Praiano, infatti, bisogna essere intraprendenti e interconnessi, si dipende lə unə dallə altrə, si usa tutto e si ricicla tutto in maniera circolare.
Vivere a Praiano significa poter preservare quella che il sociologo e antropologo Gregory Bateson chiama «sapienza ecologica», riconoscendo nelle tradizioni un deposito di inestimabile ricchezza, che contrasta con quello sguardo prepotente e arrogante sempre più diffuso anche da queste parti.
Basti pensare a luoghi come Positano e Amalfi che hanno sfacciatamente deciso di svendere la propria bellezza in nome del profitto a tutti i costi, nella convinzione che questa non sia un diritto di tuttə ma che basti pagare per possederla, stuprarla e rivenderla fino allo sfinimento.
L’antidoto alla distruzione di questi luoghi sta nell’attuare piccoli atti di coraggio collettivo, che contrastino l’individualismo senza rimedio. Dovremmo ripensare insieme forme alternative di esistenza in questi luoghi.
Ed è quello che nel suo piccolo sta cercando di fare Marea, tessendo relazioni e creando nuovi orizzonti di dialogo tra chi vive questi posti e lə artistə che invitiamo in residenza durante il periodo invernale, quando la costiera torna a morire dopo la stagione estiva, con la chiusura di quasi tutte le attività sul territorio.
Al contempo, far accadere le residenze durante l’inverno significa dare allə artistə la possibilità di lasciarsi ispirare da un altro tipo di pensiero, più lento e intimo rispetto alla frenesia estiva, dedicando tempo alla ricerca e allo studio.
Il concetto di residenza racchiude in sé la volontà di vivere un luogo e lasciare che il luogo viva in te, in un circuito di dare e avere reciproco. Voi, dopo anni vissuti all’estero (qui un’introduzione ai rispettivi percorsi siete “tornati”, inserendovi in una tendenza riconoscibile di rientro e ricongiungimento con vite e realtà più sostenibili. Come definireste i concetti di “residenza”, “stare” e “tornare”?
Quando hai di fronte agli occhi tutto questo mare, concetti come “risiedere” e “stare” non hanno un significato statico ma sempre mutevole. Contrariamente a quanto si possa pensare, vivere in un posto di terra e di mare non genera quiete ma la difficoltà di stare in un solo luogo perché sai che, oltre quell’orizzonte, ci sono infiniti mondi possibili. Restare, quindi, è sempre una scelta.
Per dirla con le parole di Franco Cassano e il suo Pensiero Meridiano (Cassano, 1996) «ogni pontile diventa la tentazione di salpare, di andar via, di inseguire, senza poterla afferrare, la linea utopica dell’orizzonte, ed è lì che nasce un rapporto più ricco e drammatico con la terra».
Per quanto ci riguarda, lasciamo che terra e mare convivano dentro di noi: se la terra ci ancora con le sue radici, il mare ci dice di andare. Marea Art Project è fortemente radicata al territorio, ha uno sguardo sempre aperto verso rotte non ancora esplorate affinché possa mettere in comunicazione il “dentro” con il “fuori”.
Inoltre, per noi il “tornare” non è stata una decisione troppo ponderata. Dopo Madrid, Roberto aveva fatto ritorno a Praiano, il suo paese natale. Poco dopo abbiamo deciso di provare a viverci insieme ed è così che abbiamo iniziato ad aspettare le albe e i tramonti, cercando di capire quale forma dovesse prendere la nostra vita qui. È in quel momento che è nata Marea, d’altronde non poteva nascere altrove.
Quando abbiamo deciso di non ripartire, sapevamo cosa significasse restare e abbiamo deciso di farlo ri-guardando questi luoghi, nel duplice senso di tornare a guardarli e di aver riguardo per loro, facendoci carico della complessità che li anima, prendendocene cura e costruendo qualcosa che prima non c’era, dilatando lo sguardo e tessendo relazioni con realtà vicine e lontane.
Come reagisce il territorio, quindi le persone, alla vostra presenza e alla vostra ricerca? Quali sinergie sono scaturite da queste esperienze?
Da quando abbiamo immaginato Marea ci siamo sempre propostə di coinvolgere la comunità di Praiano e della costiera sia nel processo di ricerca che nelle varie pratiche artistiche. Questo è il motivo per cui le residenze avvengono durante il periodo invernale, poiché è il momento in cui la comunità ha tempo di partecipare alle rare attività che accadono sul territorio.
Durante le prime due residenze abbiamo riscontrato una bella partecipazione da parte delle persone che vivono in costiera. Ci sono stati scambi tra lə artiste in residenza e gli artigiani locali ma anche con altre persone che abitano questo posto, dal pescatore, al liutaio, alle donne che preservano le antiche tecniche di lavorazione dei tessuti.
Dalla prima residenza, Marea 21, che ha visto il coinvolgimento della scrittrice e artista visiva Giulia Crispani e il curatore e ricercatore indipendente Michele Bertolino, è nato un libro, Albe e tramonti di Praiano. Parafrasando Giulia è «un libro che parla di legami, di costellazioni, di cosmologia, di etica, di cura, di politica affettiva e psicogeografia». La presentazione del libro è avvenuta durante il Festival dei Due Mondi a Spoleto nei Mahler & LeWitt Studios grazie alla preziosa collaborazione del curatore Guy Robertson.
Inoltre, tra le energie più belle nate grazie a Marea c’è sicuramente la collaborazione con Stefano Collicelli Cagol, attualmente direttore del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, che si occupa della consulenza scentifica di Marea; e con Carol LeWitt, mecenate e moglie dell’artista americano e padre dell’arte concettuale Sol LeWitt. Sono statə loro lə primə a credere nel nostro progetto. Carol ci ha spalancato come una bella giornata di sole le porte di Casa l’Orto, il meraviglioso complesso risalente al 1700 della famiglia LeWitt.
Al contempo, dalla nascita di Marea, abbiamo ricevuto sempre più aperture da parte dei privati che ci hanno messo a disposizione le loro case. Questo aspetto ha un valore non da poco perché in costiera non esistono più spazi pubblici al chiuso in cui organizzare attività culturali. La disponibilità di queste case quindi diventa vitale per la crescita del progetto e di tutte le maree che verranno.
Come sono andate le prime edizioni di Marea? Riuscireste a fare un bilancio in merito ad aspettative pregresse e risultati ottenuti? Anche in relazione agli artisti coinvolti finora.
Siamo molto contentə delle prime due edizioni di Marea, anche per il numero di persone coinvolte durante il periodo invernale e per gli eventi che siamo riuscitə a programmare nonostante la giovane età del progetto. Come accennato poco fa, durante la prima residenza abbiamo avuto con noi Giulia Crispiani e Michele Bertolino. L’idea di Giulia e Michele è stata quella di cartografare Praiano da un punto di vista emotivo, rintracciando quei luoghi che hanno scoperto essere importanti per loro e per la comunità.
Inoltre, durante la loro permanenza a Praiano, sono statə con noi Ale Cane, studios* e Ufficio Stampa del Pirelli Hangar Bicocca di Milano, e Ciro Apicella, scrittore e regista laureato all'American Film Institute di Los Angeles. Ciro ha filmato e documentato tutto il processo alla base della residenza di Giulia e Michele. Dal suo lavoro nascerà il primo docufilm di Marea.
La seconda residenza, Marea Art Project 22, invece, ha visto la partecipazione di Luca Starita, scrittore e drammaturgo, e Flavio Nuccitelli, scrittore e sceneggiatore. Hanno lavorato al soggetto di un film che sarà liberamente tratto dal romanzo “La tesi dell’ippocampo” scritto da Starita nel 2018. La storia è quella di una persona in fuga da tuttə, perché in fuga da se stesso. Il protagonista è un ragazzo costretto a diventare grande troppo presto, sacrificando quel passaggio fondamentale in cui ci si forma per capire chi si vuole diventare.
L’arrivo in costiera permetterà al protagonista di ritrovare una parte di sé stesso che pensava di aver perso. Come ci hanno raccontato Luca e Flavio, nella redazione della sceneggiatura hanno cercato di restituire quello che hanno provato loro stessi: allontanarsi dalla città dalla quale si proviene e dilatare, dilatare tutto fino a raggiungere un ritmo che va in sincrono con le onde del mare.
Siamo molto curiosə di vedere cosa nascerà da quest’altra marea!
Quali sono i progetti futuri? Dove vi porterà la marea? E cosa sperate di trovare o di non trovare sul bagnasciuga?
Sul bagnasciuga ci auguriamo di trovare tantissime conchiglie, di quelle che ti fanno sentire il mare dentro e che ti suggeriscono i sogni quando ti avvicini con l’orecchio. Tra le maree future, il prossimo inverno ospiteremo in residenza il Collettivo ৺ ෴ ර ∇ ❃ nato nell'ottobre 2020 tra Palermo, Napoli e Berlino come gruppo di riflessione, spazio di lettura e progettazione militante e artistica.
Composto da cinque artiste e curatrici, la ricerca del collettivo parte dall’esplorazione dell'intersezione tra il femminismo e la questione meridionale, rielaborando miti della tradizione e racconti storici in chiave presente, al fine di creare alleanze multi-temporali con il presente.
Il loro approccio metodologico ci ha molto colpito perché adottano la forma dialogica come pratica di indagine collettiva. Qualche mese fa sono già venute a trovarci. Durante il loro breve soggiorno hanno colto spunti per riflessioni e studi partendo proprio dai racconti orali della comunità di Positano, Praiano ed Amalfi con cui le avevamo messe in contatto. Hanno così avuto accesso a frammenti della loro storia personale e mitologie legate al territorio.
Tra i progetti futuri di Marea Art Project, infine, stiamo lavorando alla creazione di una rete di residenze artistiche tra i vari paesi della costiera affinché il territorio possa diventare un laboratorio di sperimentazione contemporanea, affacciato sul Mediterraneo. Basterà aprire la finestra!