MATRIOSKA è il podcast di Salgemma a cura di Alessandra Costantiello e Aurora Lacirignola che ogni mese vi porta in giro a scoprire luoghi, opere e pratiche artistiche che compongono il panorama dell'arte contemporanea.

Episodio 02 | Allontaniamoci verso il centro dell’universo - Fondazione Lac o Le Mon

Nel secondo episodio di Matrioska approdiamo a Fondazione Lac o Le Mon un centro no profit per la ricerca artistica avviato nel 2015 dal progetto artistico Lu Cafausu. La “Casa Cafausica” è la sede del progetto, un grande casale di inizio Novecento alle porte di San Cesario di Lecce. La Fondazione è un luogo dedicato alla sperimentazione e formazione artistica e ospita laboratori, seminari, eventi, residenze incentrate sulla condivisione e discussione. Ad accompagnarci nel percorso di esplorazione abbiamo i Couchgagzzz con “Gosports” (2024) e il loro punk rock di ispirazione australiana ma tutto made in Bari.

Ciao!Questo è MATRIOSKA, un podcast di arte contemporanea prodotto da Salgemma.

Ogni matrioska ha diverse scatole, la prima è la madre quella che contiene le altre, quella più piccola, l’unica non cava, è il seme. Ispirate da questo gioco abbiamo pensato di raccontarvi di quei semi, che per noi sono opere nascoste, che germogliano in luoghi, in contenitori, appunto che le preservano, e ne danno nuova vita

Vi portiamo in giro per la Puglia, e non solo, a scoprire e riscoprire insieme: luoghi, opere e tesori, ma anche pratiche, processi e ricerche artistiche che vi invitiamo ad attraversare ed esplorare. Per ogni puntata ad accompagnarci una colonna sonora di band emergenti che selezioniamo per voi. Buon ascolto!

PRIMA SCATOLA: Il boschetto di gnomoni e l’isola dei morti

Nel giardino in cui ci troviamo vi sono degli alberi altissimi che, visti da lontano, appaiono come delle persone riunite in cerchio, raccolte in un rito, in una conversazione, forse. 

Più ci avviciniamo e più qualcosa non torna: questi alberi non hanno più chiome, non hanno più rami, sono solo tronchi, ri-piantati e rimessi in vita, o in morte. Traviati dalla bufera che si abbattè su diversi paesini del Salento nel 2016, questi sono stati interrati nuovamente nel terreno come fossero degli gnomoni, quei bastoni che anticamente servivano per segnare il passare delle ore in base all’ombra che proiettavano.

Simile a un templum, questo spazio nello spazio, rappresenta con la sua circolarità una dimensione temporale “altra”, legata allo spazio circoscritto di questi tronchi. Attorno ai cerchi si ritiene che si crei qualcosa di magico, che si liberino energie e desideri che contagiano e animano il gruppo che li compone, in cui  è possibile praticare atti di devozione, meditazione e pratiche spirituali.

Le radici morte di questi tronchi puntano verso l’alto; altre, germinanti, vengono reinterrate come quelle di un'acacia che sorge lì accanto, e creano un ambiente nuovo, un boschetto. Così viene definito dagli artisti che vi abitano qui.  Questi punti nel terreno diventano così vele spiegate verso il cielo pieno di storie e di miti a cui ispirarsi, e di un futuro da divinare. 

Io sono verticale
ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,

né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti gridi di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima d’un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo, ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo e io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resterò sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno,
i fiori avranno tempo per me.

Tutto ciò mi ha ricordato la poesia Io sono verticale di Sylvia Plath perché, -  sebbene la poetessa esprimesse la volontà di essere orizzontale per essere “in aperto colloquio” con il cielo, -  quest’opera traccia nella sua verticalità una linea diretta con la natura stessa, in cui noi esseri umani, nel nostro esserci, qui e ora, assistiamo alla morte e celebriamo la vita. 

La morte - sotto la forma dei resti lignei di quelli che un tempo erano alberi - viene contrastata, se non annullata, piantando i tronchi secchi come giovani piante, e quando le porzioni di tronco interrate marciscono, vengono tagliate e nuovamente ri-piantate, in un rito di resistenza alla caducità della vita, di una creazione di un tempo proprio che sfida lo spazio e il tempo. Questi elementi così assemblati celebrano lo stare insieme, una comunione di saperi, un mettere in circolo energie, l'avere uno sguardo aperto verso il centro della terra e verso lo spazio infinito che non conosciamo ancora. 

Sapete, con Matrioska ci avviciniamo alle opere per poi raccontarne i luoghi, ma in questo caso riesce difficile farlo poiché la descrizione di questa opera, seppur racconti, per certi versi, molto di ciò che accade nel luogo che la ospita, è riduttiva rispetto al resto, ma noi ci proviamo!

Ci troviamo nel giardino della casa “cafausica”, a San Cesario di Lecce, dove un viale alberato ci svela allo sguardo il prospetto di una bellissima dimora di inizio Novecento. La luce calda, tenue, tipica di questi posti, infonde calma, un senso di familiarità di questi luoghi, pur non essendoci mai state. Forse è dovuto all’energia che qui si percepisce...

L’opera descritta s’intitola Il boschetto di gnomoni, del collettivo Lu Cafausu, realizzata nel 2017 in occasione dell’evento “La festa dei vivi (che riflettono sulla morte)”.

queste le parole di Cesare Pietroiusti, artista e  fondatore dello spazio in cui ci  troviamo, tratte da un'intervista di Sara Molho dal titolo “Le possibili varianti dell’adesso” del novembre 2020

C.P. – Epicuro mi ha sempre affascinato moltissimo, soprattutto tramite Lucrezio, il De rerum natura, la sua visione immanente, materialista, contro la religione come costruzione di controllo e di punizione, e come tentativo di liberarsi da questa. La riflessione sulla morte e sul piacere è quella di non immaginare che possa esistere un piacere oltre la vita, che è essa stessa il piacere, quindi è inutile pensare che ce ne siano altri dopo. Questa è una riflessione che ha guidato anche la Festa dei vivi (che riflettono sulla morte), quindi del ripensamento della festa del due novembre, una festa che celebra la vita, proprio perché esiste la morte. Solo perché termina può essere connotata dall’esperienza del piacere. L’idea di riattivare la festa del due novembre ce l’ho da un sacco di tempo, però l’opportunità è arrivata nel 2010 e abbiamo fatto la prima edizione, e ogni anno la rinnoviamo.”

Un commemorazione nata attorno ad uno “strano residuo architettonico”, un vecchio baldacchino, un’edicoletta di un antico palazzo nobiliare di fine Ottocento situato a San Cesario di Lecce, ora presente al centro di una rotonda e diventata per gli artisti del collettivo - Emilio Fantin, Luigi Negro, Giancarlo Norese, Cesare Pietroiusti, Luigi Presicce - luogo e oggetto designato per farvi ruotare dal 2003 pratiche, eventi, caffè, presentazioni, incontri. Questo evento, che ha visto e vede il viavai di moltissimi artisti, ha raggiunto una maggiore definizione con l’acquisto del casale nobiliare, alle porte del paese. Un luogo che “ci ha scelto", così lo definisce l’artista Cesare Pietroiusti che accompagna me e Aurora in questo viaggio nel tempo che si chiama Fondazione Lac O Le Mon.

SECONDA SCATOLA: La Fondazione Lac o Le mon

La Fondazione Lac o Le Mon è un centro no profit per la ricerca artistica avviato nel 2015 dal progetto artistico Lu Cafausu. La “Casa Cafausica” è la sede del progetto, un grande casale di inizio Novecento alle porte di San Cesario di Lecce, circondato da un parco di due ettari con alberi di alto fusto, ulivi, un frutteto e un hortus conclusus con agrumeto. La Fondazione è un luogo dedicato alla sperimentazione e formazione artistica e ospita laboratori, seminari, eventi, residenze incentrate sulla condivisione e discussione. Dal 2010 Lu Cafausu ha creato e celebrato “La festa dei vivi (che riflettono sulla morte)”, festività per celebrare la vita, ma anche la morte, intesa come trasformazione e necessario orizzonte di senso. Dal 2018 ospita il Simposio di Pittura, residenza e piattaforma dedicata alla ricerca pittorica italiana contemporanea.

Qui l’opera è intesa come una pratica costante di programmazione e mescolanza tra discipline, persone ed esperienze. La ricchezza di questo posto risiede proprio nella sperimentazione, nel non porsi limiti e nell’aprirsi verso l’altro, verso l’alto e allontanarsi verso il centro dell’universo.

In questo luogo si respira una certa tensione, un certo grado di imprevedibilità, il divenire, l’impeto, il disordine, una sensorialità, una materialità legata alla terra, ma anche alla stratificazione temporale e mnemonica di questo casale, al rapporto con la natura fatta anche di scomodità e di caldo asfissiante.

Solo più tardi ho scoperto che Dioniso è il dio a cui questo posto è devoto,  che accompagna cerimoniali, o anche il semplice insegnamento accademico che qui assume un’altra valenza, diventando lezione-performance.  Dioniso è un dio ctonio, primitivo, vegetale, immanente, un dio che non governa un aldilà ma un al di qua, che è folle, che crea, che ama e che gode in questo tempo e in questo spazio.

Ecco, in questo luogo si percepisce un senso di verticalità ma anche di orizzontalità, oserei dire di circolarità, tutto viene messo in circolo, tutto viene condiviso. Da un’operazione di questo tipo si desume che l’autorialità non è centrale nella produzione di opere d’arte e questo si evince bene in un’opera  Pensieri non funzionali, di Cesare Pietroiusti, che è concretizzata in azioni come:

Non gettare via i pensieri superflui. L’idea, dato che si cominciava a utilizzare internet a metà degli anni Novanta, era quella di fare un grande sito in cui c’erano tutte queste idee che chiunque avrebbe potuto prendere e realizzarci un’opera che sarebbe stata coautoriale (mia e dell’autore della sua realizzazione), però era anche un serbatoio in cui le persone avrebbero potuto mettere altre idee loro. C.P.

La dimensione diacronica percepita in questo posto ci ha catapultati con Cesare in uno scavo della memoria del posto, in cui si è cercato un senso ad ogni dettaglio, compresi i bellissimi portali, abbelliti da un decoro di piccoli chiodini, simili ai cartoni forati per la sinopia, e poi i pavimenti, la cucina in muratura - che ospita chi incrocia questo luogo - e l’hortus conclusus. Il restauro conservativo ha portato alla realizzazione di un ambiente contemporaneo che conserva tuttavia la stratificazione mnemonica e di vita trascorsa qui dentro. Il rispetto per l’ambiente lo si nota nell’impiego di mezzi rinnovabili di energia - uso di pannelli solari invece che di elettricità corrente - includendo l’utilizzo di pozzi artesiani e di un sistema di riscaldamento alimentato con la legna ricavata dal giardino.

Per questo ci è parso di essere in una capsula del tempo in cui è possibile vivere come si viveva e sentire come si sentiva una volta.

Secondo il principio di indeterminazione di Heisenberg,  interpretato in maniera decisamente poetica: noi cambiamo lo stato delle cose che guardiamo già mentre le osserviamo; da ciò, ecco, in Fondazione Lac o Le Mon è possibile lasciare un pezzo di sé e portarne via un po' del suo spirito soltanto attraversandolo. Se vi sentite incuriositi  Se avete l’opportunità di farlo vi consigliamo di prendere parte ad uno degli eventi, workshops, performance o lezioni aperte che si svolgono qui. 

La vera opera d’arte è questo luogo, che si fa contenitore di esperienze, incontri e saperi, e che a loro volta ti trasformeranno, senza che tu ne sia consapevole, tanto quanto queste mura, e questi tronchi.

E’ interessante notare come un luogo “apparentemente” vuoto possa invece rappresentare, e possedere, un potere relazionale che si pone alla base di ogni progetto artistico, individuale e collettivo.

La pratica laboratoriale diventa pratica artistica in cui, proprio nella relazione, nel processo, nel momento, nel qui e ora, nella transitorietà di un’opera che si fa e si disfa davanti ai nostri occhi, stabilisce il suo essere al mondo.

L’idea che sottende Fondazione Lac o Le mon è di un posto museale che non presenta mostre ma eventi in cui lo spettatore non partecipa esclusivamente con lo sguardo, diviene partecipe di ciò che accade in quel luogo.

“Quando la tua presenza all’interno di una situazione determina la situazione stessa, tu salti di livello di responsabilità, diventi parte di una cosa che sta accadendo. Si tratta di un esperimento sul tentativo di fare del museo un luogo di creazione di comunità.” C.P.

La programmazione di Fondazione Lac o Le Mon la trovate sul sito ufficiale, ricchissima di workshops ed eventi, ricordandovi che in Fondazione potrete anche soggiornare (richiesto un contributo). Per qualsiasi informazione vi invitiamo a seguire sui social.

Il brano che ci ha accompagnato nella scoperta della fondazione più bella che c’è,  è “Gosports!” dei Couchgagzz, una band barese che nasce nel 2021 e che, come lo definiscono loro, propongono un budget rock che sinceramente non ho mai sentito prima, ma mi pare bellissimo,  ispirato alla scena punk australiana, i Couchgagzz fanno un rock'n'roll velocissimo adatto per praticare sport all’aperto, dato che sono davvero molto ossessionati dal calcio e dal Manchester United.

L’8 marzo scorso hanno pubblicato il loro primo album “Gosports!” via Ciqala Records e Side4 Records, disponibile su tutte le piattaforme online; 21 minuti di pura adrenalina dove il trio dimostra davvero di saper fare musica amalgamando ritmi serrati e ottime melodie. Vi consigliamo di ascoltarlo ad alto volume. Ah inoltre potrete vederli dal vivo quest’estate, -sui loro canali social trovate un bel calendario estivo non vi ressta che cercate la data più vicina a voi.

Nella nostra Matrioska abbiamo trovato un’opera, uno spazio e una band, mica male oh, ci vediamo alla prossima puntata con una nuova matrioska da aprire e altri semi da far germogliare.

Avete ascoltato Matrioska - Arte in semi,  un podcast di Salgemma a cura di Alessandra Costantiello e Aurora Lacirignola.

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Intervista a Cesare Pietroiusti tratta da “Le possibili varianti dell’adesso” di Sara Molho del 16 novembre 2020 https://psicoart.unibo.it/article/view/11446/11768 

“Io sono verticale” (1961)  di Sylvia Plath letta da Gianfranco Costantiello

“Abbracciala, abbracciali, abbracciati", Lucio Battisti, da Anima Latina, Disco Numero Uno, 1974

“There There” , Radiohead,  da Hail to the Thief, Parlophone, 2003 

“Gosports”, Couchgagzzz,  da Gosports, Ciqala Records, 2024

Bibliografia:

“La nascita della tragedia” di Friedrich Nietzsche, Adelphi, Milano, 1977

MATRIOSKA è il podcast di Salgemma a cura di Alessandra Costantiello e Aurora Lacirignola che ogni mese vi porta in giro a scoprire luoghi, opere e pratiche artistiche che compongono il panorama dell'arte contemporanea. Immagina un museo diffuso da esplorare: ogni episodio è una matrioska! La prima, la più grande, è la madre che contiene tutte le altre. La più piccola, l'unica non cava, rappresenta il seme. Ci siamo ispirate a questo gioco per aprire queste 'scatole' e raccontarti di quei semi, che per noi germogliano in luoghi o contenitori che le preservano, dando loro sempre nuova vita.
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