MATRIOSKA è il podcast di Salgemma a cura di Alessandra Costantiello e Aurora Lacirignola che ogni mese vi porta in giro a scoprire luoghi, opere e pratiche artistiche che compongono il panorama dell'arte contemporanea.

Episodio 01 | Summer on a solitary beach (a Trani!)

La collezione permanente della Pinacoteca di palazzo Beltrani“Ivo Scaringi” di Trani conserva tesori e sorprese davvero inaspettate: dai grandi maestri del Novecento ai pittori locali innovatori e sperimentatori. Entriamo nella prima scatola di Matrioska scoprendo l’opera “Due figure sulla spiaggia” del pittore tranese Ivo Scaringi e poi entriamo nella seconda: lo spazio che la ospita. Ad accompagnarci il brando “Dead or Dead” dei Talk is Cheap una band emergente pugliese che mescola reminiscenze jangle e dreamy creando un mix perfetto per una gita al mare.

Passammo l'estate su una spiaggia solitaria
E ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto
E sulla sabbia un caldo tropicale dal mare
E nel pomeriggio quando il sole ci nutriva
Di tanto in tanto un grido copriva le distanze
E l'aria delle cose diventava irreale

Summer on a solitary beach di Franco Battiato

Ciao!Questo è MATRIOSKA, un podcast di arte contemporanea prodotto da Salgemma.

Ogni matrioska ha diverse scatole, la prima è la madre quella che contiene le altre, quella più piccola, l’unica non cava, è il seme. Ispirate da questo gioco abbiamo pensato di raccontarvi di quei semi, che per noi sono opere nascoste, che germogliano in luoghi, in contenitori, appunto che le preservano, e ne danno nuova vita

Vi portiamo in giro per la Puglia, e non solo, a scoprire e riscoprire insieme: luoghi, opere e tesori, ma anche pratiche, processi e ricerche artistiche che vi invitiamo ad attraversare ed esplorare. Per ogni puntata ad accompagnarci una colonna sonora di band emergenti che selezioniamo per voi. Buon ascolto!

PRIMA SCATOLA: entriamo nell’opera

C’è una figura maschile di spalle che guarda il mare, un orizzonte indefinito, o forse qualcuno sul bagnasciuga, e poi una signora, accanto, che guarda nella stessa direzione. L’uomo, però, è solo disegnato, abbozzato, mentre il resto del quadro è dipinto con colori che vanno dal blu notte del mare lontano all’ocra della spiaggia in primo piano. C’è un’atmosfera sospesa, forse qualcosa o qualcuno ha rubato la loro attenzione, un evento che non conosciamo li ha portati con la mente da qualche parte.

Questo è ciò che osserviamo nel dipinto “Due figure sulla spiaggia”, del 1997, del pittore pugliese Ivo Scaringi. Due corpi ritratti al centro della scena, simili a due monadi che vorticano in uno spazio individuale senza incontrarsi.

L’artista, nato nel 1937 attivo fino agli anni ‘90, nell’arco della sua vita sperimenta stili e tecniche tra le più disparate, studiando in maniera ossessiva corpi e paesaggi dei grandi maestri che lo hanno preceduto. La ricerca di un segno pittorico personale ben si evince nella serie dei suoi autoritratti, traendo ispirazione dalle avanguardie del Novecento e da artisti quali Boccioni, Modigliani, Guttuso, e poi ancora più indietro da Schiele, dallo studio sul corpo di Gericault e dai colori lividi di Tintoretto.

I protagonisti di “Due figure sulla spiaggia”, tratteggiati a matita in mezzo al colore, ci appaiono come riflessioni intime dello stesso Scaringi e, per dirla “à la Barthes”, sono il punctum di questa collezione. In particolar modo una delle due figure, assorta e di spalle e abbozzata come una sinopia per gli affreschi, ci appare come un autoritratto dell’artista, riproposta in maniera ossessiva nella piccola serie a olio e pastello intitolata “Uomini in riva al mare”, un richiamo iconico al  suo mare di Trani. Una visione e una ricerca di un proprio posto, di un contesto, di uno spazio personale.

Ci si domanda, nell’osservare queste piccole opere, del perchè non abbia deciso di concluderle, dipingendole, ma solo disegnandole, con pochi tratti incisivi. 

“Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.” (Rainer Maria Rilke)

Per puro caso mi sono imbattuta nell’etimologia della parola “nostalgia” che pare sia stata inventata nel 1688 da uno studente di medicina alsaziano di diciannove anni, Johannes Hofer, che cercava un nome per definire una patologia che colpiva diversi soldati mercenari svizzeri. Questa veniva definita come una “mancanza di casa”, ma diventava sempre più un male endemico visto l’impatto negativo che aveva sulle truppe, e dunque si rese necessario trovare un nome. Prima venne definito “mal svizzero” e dopo diversi tentativi tra cui (Philopatridomania (‘follia da amor di patria’)? Pothopatridalgia (‘dolore da frustrato amor di patria’)? Nostomania (‘follia da ritorno a casa’) ecco che il giovane medico scelse come sottotitolo del suo trattato — Dissertatio medica de nostalgia.

E il nostos, il ritorno, è questo Ivo Scaringi pensoso, ritrattosi di spalle sul mare, può essere un Ulisse ritornato.

Perchè vi ho parlato di questo?

Perché l’intera produzione di Scaringi appare come uno studio nostalgico del passato, delle tecniche, degli stili, tanto quanto l’opera che ci ha colpito “Due figure sulla spiaggia”. Quest’ultima, nella sua atmosfera di melanconico passato, ci risulta assolutamente contemporanea, perfettamente ascrivibile, ad esempio, a una graphic novel nel suo stile non finito, fresco, moderno, così come la non presenza di un elemento o dato temporale che connotano la scena ritratta,  inserendola  in un tempo indefinito e infinito.

Questo uomo, che incarna e attraversa il Novecento, si ritrae assorto e perso nel paesaggio marino, vorrebbe tuffarcisi dentro? O vorrebbe parlare con la figura femminile che gli siede accanto? Si sente solo? C’è qualcosa di burrascoso in arrivo? 

O forse Ivo ci mostra che nostalgico non lo è affatto e che è un uomo capace di guardare al di là di un mondo conosciuto, di una tecnica già studiata, e inventare qualcosa di estremamente personale e contemporaneo. Forse la nostalgia è solo una battigia dalla quale muoversi per andare verso qualcosa di nuovo, e non un sentire fermo e proiettato al passato, ma capace di tracciare un tratto di vitalità nel futuro.

SECONDA SCATOLA: entriamo nello spazio

Forse alcuni di voi avranno già capito dove siamo approdati nel primo appuntamento di MATRIOSKA: eccoci a Trani, conosciuta per la maestosa cattedrale romanica che svetta sull’azzurro Adriatico e per il castello svevo che si profila sulla costa in tutto il suo splendore. Dal borgo antico che profuma di storia, i palazzi nobiliari fanno da padroni incontrastati, aprendo i loro cortili all’occhio del visitatore che passeggia. 

Ed è proprio in questa maniera che ci accoglie uno tra i più peculiari, il Palazzo delle Arti “Beltrani”, nostra meta per la sua magnifica raccolta d’arte contemporanea. Centro polifunzionale ospitante svariati eventi culturali, accoglie, una dopo l’altra, sale che si susseguono nella raccolta di opere d’arte che vanno dalla seconda metà dell’800 sino ai nostri giorni.

Poste su due piani, si situa, al nostro ingresso, la sezione dedicata all’allestimento di mostre temporanee, come quella del fotografo Giuseppe Cavalli (1904-1961), che ci ha dato il benvenuto durante la nostra visita, presente sino al 31 maggio. È qui che il nostro percorso prende piede: dalla visione delle delicate cromie argentate degli scatti del fotografo di Lucera alla raccolta delle opere del pittore Matteo Masiello (1933-2020), visioni di tableux vivants onirici dalle tinte lisergiche, di forte ispirazione metafisica. 

Proseguendo, arriviamo alle sale preposte alle collezioni più antiche, quelle delle opere risalenti al periodo ottocentesco, dove ritratti di nobiluomini e dame di autori anonimi si alternano a pregevoli busti in marmo e terracotta, sino al piccolo “tesoretto” composto di lavori incisori di raffinatissima fattura, stampe realizzate con l’antica e difficile tecnica del bulino.

L’attenzione verso la stampa d’arte la cogliamo inoltre nella piccola raccolta autoriale del Novecento, dove, davanti ai nostri occhi increduli, si sono svelate delle sorprese davvero inaspettate: litografie e opere grafiche di Dalì, Chagall e Mirò si alternano e si confrontano con lavori di artisti nostrani, sotto la luce soffusa della saletta in cui sono accolte, tra cui un Picasso che fa capolino spiazzando decisamente il visitatore. 

Davvero, what a surprise!

Ma non finisce qui! La piccola raccolta dal respiro internazionale ci introduce al reale protagonista di Palazzo Beltrani: Ivo Scaringi (che ormai conoscete un po’) e la sua suggestiva retrospettiva pittorica  che vi invitiamo a  scoprire attraversando le stanze a lui dedicate, tra cui spiccano inoltre gli studi sui personaggi della Zattera della Medusa di Theodore Gericault e le textures naturalistiche del paesaggio endemico che raccontano le diverse fasi di studio e sperimentazione dell’autore.

Sentite un po’ di stanchezza? Bene, è l’ora di un gelato e una sosta al mare mentre ascoltiamo i Talk is Cheap, progetto musicale freschissimo nato nel 2021 e di stanza tra Corato e Trani.  primo consiglio musicale che ci sentiamo caldamente di proporvi e che avete ascoltato qui e là durante la nostra puntata. Linguaggio punk-rock dinamico dal gusto new wave britannico, sono certamente perfetti per farvi compagnia in questa ri-scoperta di Trani e del suo lato artistico più nascosto… o semplicemente perché sono davvero bravi eh!

Seguiteli sui canali social perchè è in arrivo il loro album e non non vediamo l’ora di vederli live in giro.

MATRIOSKA è il podcast di Salgemma a cura di Alessandra Costantiello e Aurora Lacirignola che ogni mese vi porta in giro a scoprire luoghi, opere e pratiche artistiche che compongono il panorama dell'arte contemporanea. Immagina un museo diffuso da esplorare: ogni episodio è una matrioska! La prima, la più grande, è la madre che contiene tutte le altre. La più piccola, l'unica non cava, rappresenta il seme. Ci siamo ispirate a questo gioco per aprire queste 'scatole' e raccontarti di quei semi, che per noi germogliano in luoghi o contenitori che le preservano, dando loro sempre nuova vita.
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