Come nasce lidea della mostra?

La mostra prende vita da una ricerca personale che porto avanti da diverso tempo dedicata allo stile degli artisti degli anni Sessanta. L’anno scorso, infatti, ho curato una mostra dedicata a Anna Paparatti: musa, artista, animatrice culturale, un figura interessante che ho riscoperto. Per questa mostra ho avuto modo di venire a conoscenza di alcuni materiali iconografici relativi alla produzione di abiti e gioielli creati da artisti come Jannis Kounellis e Pino Pascali e anche di alcuni interessanti momenti, incontri artistici e della grande amicizia che ha legato Paparatti e Pascali.

Da qui ho iniziato a studiarlo e mi sono imbattuto nel suo famoso ritratto, che ho scoperto far parte di una serie di foto scattate da Ugo Mulas per L’Uomo Vogue. 

Come si è sviluppata la ricerca insieme allarchivio Mulas?

Ho contattato l’archivio ed è iniziato un lavoro lungo circa un anno per ricostruire tutta la serie delle foto. Mi interessava in qualche modo ricucire le maglie di questi rapporti, il contesto, la storia che effettivamente non era stata mai raccontata, che è dietro il ritratto di Pascali e agli scatti di artisti per gli editoriali de L’Uomo Vogue. 

Nessuno aveva letto questo periodo mettendolo a fuoco come una stagione particolare non solo di Mulas ma anche di quello straordinario prodotto editoriale che è stato L’Uomo Vogue. La rivista italiana nata nel ’67, che è stata esportata in tutto il mondo, diede voce a una nuova immagine di mascolinità in maniera rivoluzionaria. Gli artisti furono i soli a poter incarnare questa idea di maschile fuori dagli stereotipi e lontana dal classico abito da uomo. Infatti come si vede dalle foto degli editoriali di Mulas sono proprio gli artisti e altri personaggi celebri della cultura, come Giangiacomo Feltrinelli, a fare da modelli e a vestire giacche di pelle, pellicce o cappotti militari.

Pino Pascali, 1968_Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano_Napoli
Pino Pascali - 1968, Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano Napoli

E il dialogo con la Fondazione Pino Pascali?

Conoscevo Rosalba Branà, direttrice della Fondazione, con cui è iniziato uno scambio nato in maniera molto spontanea. Entrambi abbiamo capito l’importanza quasi necessaria di fare un progetto di questo tipo, per raccontare la storia di quelle foto di Pascali, che sono talmente famose da essere entrate nell’immaginario comune. L’idea di questo progetto si sposava perfettamente anche con il ciclo di mostre “Dialoghi” proposto all’interno della programmazione della Fondazione che mette Pascali in rapporto e confronto con altre figure artistiche. In questo caso la mostra offre uno sguardo trasversale tra arte, fotografia, editoria e moda attraverso l’incontro dei due artisti.

Ci racconti come è costruito il progetto espositivo?

La mostra tratteggia il perimetro storico e culturale intorno a Pino Pascali e Ugo Mulas in un percorso espositivo che non ha un vero inizio e fine ma in cui il visitatore può muoversi nello spazio avendo numerosi sensi di lettura. Una delle due sale della mostra è dedicata alla serie di Mulas per L'Uomo Vogue con un approfondimento sul gruppo originale dei ritratti, che si può vedere per la prima volta nella sua totalità, e dove Pascali sembra interagire con l’opera “Cavalletto” in una forma quasi performativa.

La mostra continua con gli scatti che raccontano i momenti d’incontro dei due, come la Biennale del ’68 con le foto della sala dedicata a Pascali, di cui due inedite, fino all’immagine del telegramma che segna abbandono della Biennale a causa delle contestazioni studentesche. Le sette foto di “32 mq di mare circa” sono un omaggio postumo di Mulas, importante per la sua ricerca sul tempo fotografico e sullo studio dell’opera rispetto al tempo, al pubblico e allo spazio. 

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Pino Pascali - Venezia, Biennale 1968, Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano Napoli
Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas - exhibition view, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), 2022 - Courtesy Fondazione Pino Pascali
Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas - exhibition view, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), 2022 - Courtesy Fondazione Pino Pascali

E adesso, come si intrecciano moda e arte?

Oggi molti brand si stanno aprendo sempre più verso collaborazioni con artisti e artiste ma questo è sempre successo, non è qualcosa di nuovo. Penso che si sta tornando sempre più a un’idea di fusione delle arti, senza separazioni né categorie come è stato fin dall’origine. Già nei primi atelier degli anni Cinquanta e Sessanta ci sono stati forti legami tra arte e moda come ad esempio Germana Marucelli con Getulio Alviani o Emma Bini con Lucio Fontana, fino a Germano Celant che ha invitato designer e artisti ad intervenire in luoghi dell’arte per la Biennale di Firenze del 1996 dedicata al Tempo e alla Moda.

Alighiero Boetti 1967-1968 L_Uomo Vogue_Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano_Napoli
Alighiero Boetti - 1967-1968 L'Uomo Vogue Fotografie Ugo Mulas © Eredi Ugo Mulas. Tutti i diritti riservati. Courtesy Archivio Ugo Mulas, Milano – Galleria Lia Rumma, Milano Napoli
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Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas - exhibition view, Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare (BA), 2022 - Courtesy Fondazione Pino Pascali

Quali sono i prossimi progetti che in mente anche legati al territorio pugliese?

Mi piacerebbe lavorare ancora in Puglia, coinvolgendo creativi, luoghi e spazi del territorio in progetti ispiranti e trasversali. Credo che l'apertura verso nuovi linguaggi, contaminazioni e dialoghi siano sempre più interessanti, così come parlare di moda in maniera diversa, superando il concetto di "abito" come oggetto nello spazio, ma come espressione di un sistema comunicazione e rappresentazione, elemento identitario che anticipa e racconta questioni sociali, politiche e culturali, che definisce ed è parte di un contesto artistico e culturale. Quello mi interessa

Alessio de Navasques, ritratto, 2022
Alessio de’ Navasques- Ritratto, 2022 - Photo courtesy Alejandro Otero
testo di 
Salgemma

Alessio de’ Navasques è un critico e curatore, ha orientato la sua ricerca sulle intersezioni tra moda e arte contemporanea, collaborando con istituzioni italiane e straniere, musei e gallerie private. Ha fondato A.I. Artisanal Intelligence - di cui è direttore creativo - concepito come una piattaforma dedicata alle forme innovative di artigianato ed espressione artistica, ai nuovi talenti e alla riflessione e alla riscoperta dell’heritage di realtà storiche italiane.
Tra i progetti più recenti: nel 2019, ha curato la mostra personale di di Jeff Bark "Paradise Garage" al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la prima esposizione in Italia del fotografo americano e la mostra “Anton Yelchin - Provocative Beauty”, negli spazi rinnovati di Palazzo Brancaccio a Roma. Nel 2020 - 21 ha collaborato alla realizzazione della mostra ROMAISON, dedicata al rapporto tra moda e costume, ospitata negli spazi del Museo dell’Ara Pacis, a Roma e alla realizzazione della performance “Embodying Pasolini” di e con Tilda Swinton e Olivier Saillard. Nel 2021 ha curato la mostra “Il Grande Gioco” dedicata alla riscoperta di Anna Paparatti, artista e figura di raccordo nella Roma degli anni Sessanta e Settanta, tra arte e moda e la mostra “Lazio, Land of Cinema - The Land of Magic Handcraft”, per il Padiglione Italiano di Expo Dubai. Nel 2022 ha curato la prima personale italiana del fotografo tedesco Ruediger Glatz “Reflecting Pasolini”: oltre 60 fotografie in bianco e nero dedicate al grande intellettuale italiano, in un percorso di avvicinamento dagli scatti della performance con Tilda Swinton e Olivier Saillard ad un itinerario attraverso luoghi e ispirazioni, letterarie e cinematografiche. Nello stesso anno ha curato in collaborazione con l’Archivio Ugo Mulas, la mostra “Dialoghi. Pino Pascali e Ugo Mulas” per la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, ricostruendo attraverso serie poco note, rare vintage prints e scatti inediti, il perimetro degli incontri tra i due artisti in un racconto che riallinea e ricuce le relazioni tra arte, moda ed editoria, attraverso l’esperienza pionieristica de L’Uomo Vogue.
Collabora regolarmente per le testate: Vogue, Dust, L’Officiel Italia, i-D Italy e Artribune. È docente e visiting lecturer presso: Università La Sapienza, NABA, 24 Ore Business School, Treccani Academy.
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